Anche la terza settimana di questo viaggio è passata, densa di emozioni, incontri e tanti chilometri sotto i piedi. In questi sette giorni mi sono lasciato alle spalle il massiccio del Gennargentu per dirigermi ed attraversare la regione storico-geografica dell’Ogliastra, a sud-est della Sardegna. 

E’ Lunedì,  22 febbraio,  mi sveglio molto presto perchè quella che mi aspetta è una tappa decisamente lunga. L’umore è plumbeo come il meteo, avrei voluto tanto camminare godendomi il panorama, ma purtroppo sono circondato da nubi e nebbia. Di fronte a me, l’unica cosa che emerge dalle nuvole è l'incredibile monolite di Perda ‘e Liana, un torrione calcareo naturale dalla conformazione tanto singolare rispetto al paesaggio che lo circonda da diventare simbolo dell’Ogliastra e da lasciarmi senza parole mentre lo ammiro. Assorto nei miei pensieri continuo la mia marcia fino alla cima Margiani Pubusa, ma qui oltre alle nubi anche il vento non mi da tregua e discendo quindi velocemente valle, dove  mi ritrovo a camminare costeggiando uno stupendo torrente che alterna bellissime e tranquille pozze a vivaci cascatelle. Al momento del mio solito controllo della cartina noto di essere all’interno di una zona protetta, la Riserva naturale del Montarbu, un posto davvero stupendo. Peccato solo per le nubi che, così fitte, non mi lasciano godere a pieno del panorama. Sconfortato, abbasso  lo sguardo sui miei piedi e mi accorgo di camminare su antichi sentieri che risalgono ai tempi delle estrazioni di carbone (1800 circa n.d.r.). La fattura sentieristica di questo tratto è infatti davvero notevole, si sente ancora il gran lavoro degli operai nel realizzare questi stupendi collegamenti scavati con cura nel calcare, con le giuste pendenze, scalini e tutto quelle che serve per spostarsi in tranquillità e sicurezza. Giungo così a Tacquisara, stazione del Trenino Verde, una delle prime reti ferroviarie della Sardegna realizzate per il turismo ferroviario nell’isola.  Mi fermo per pranzo, sgranocchio qualche cosa e decido di fare una piccola deviazione per andare ad ammirare il Nuraghe del Serbissi, stupenda  costruzione in pietra risalente ai secoli XVIII-X a.C. ancora oggi ben conservata. Riprendo il mio cammino su una semplice strada sterrata sempre avvolto dalle nubi, dalla nebbia e dal vento che incessantemente continua ad interrompere i miei pensieri e quasi senza nemmeno accorgermene mi ritrovo a Ulassai circondato dai Tacchi, monti calcareo-dolomitici il cui nome deriva dalla loro tipica conformazione che ricorda proprio un tacco di scarpa. Da qui, punto dritto verso Sant'Antonio di Jerzu, meta scelta per passare la notte all’ombra di un tacco.

 

Mi sveglio senza fretta. Oggi - martedì 23 febbraio - mi aspetta una tappa tranquilla di trasferimento. Il meteo è ancora grigio come il mio umore e mi incammino con pochi stimoli. Mi ritrovo a girovagare  tra i tacchi, vagando tra fango, sabbia, nuvole, vento e nebbia. Mentre cerco di uscire da questo labirinto mi ritrovo su una strada sterrata, da lontano sento dei cani abbaiare, ma non ci faccio molto caso.All'improvviso il verso del cane si fa sempre più vicino e minaccioso. Mi ritrovo il quadrupede che mi punta con fare molto aggressivo. Indietreggio impaurito cercando una via di scampo. Ora i cani che mi stanno inseguendo sono due ed entrambi molto aggressivi. Cerco di non fare bruschi movimenti e mantenere  la calma, cammino  all’indietro fino a sparire dal loro orizzonte. Cerco di tranquillizzarmi, la paura è stata tanta. Respiro profondamente e riposo un pò mentre cerco di riacquistare la calma. Mi siedo, controllo la cartina per capire se quel punto fosse aggirabile, ma non sembrano esserci  alternative. Non sentendo più abbaiare, decido così di incamminarmi di nuovo nella speranza che i cani se ne fossero andati. Solo ora noto una recinzione con un cartello: attenti ai cani! il cancello però è aperto con al di fuori un furgoncino e una persona che sta caricando del materiale. Mi metto a sbracciare con la speranza di farmi notare, ma non appena agito le mani vedo spuntare di nuovo i due cani con fare molto aggressivo. Preso dallo sconforto cerco di ripararmi con i miei bastoncini dall’imminente attacco, ma all’ultimo il padrone con un forte richiamo riesce a bloccarne uno e successivamente con un grande scatto si lancia sul secondo e lo blocca prima che mi colpisca. Tremo e sono spaventato. Il padrone mi invita all’interno della sua proprietà e mi offre del caffè caldo per riprendermi e mi rincuora dicendo : <<sei stato fortunato, se ci fosse stata la lupa ti avrebbe morso di sicuro!>>. Mi allunga del pecorino e del prosciutto che mi infilo  infilo nello zaino prima di ripartire velocemente sperando che le sorprese siano finite,  ma non è così! mi ritrovo a ravanare tra i rovi, sentieri inesistenti e quella che doveva essere una tappa semplice si rivela decisamente l’opposto. Sono un pò frastornato dall’accaduto e dai due giorni di vento, nubi e pioggia, ma all’improvviso il cielo si apre, lo sconforto scompare e la bellezza attorno invade il mio orizzonte e mi ritrovo a fine tappa a  Perdasdefogu pieno di nuove energie.

Mi sveglio e questo mercoledì  finalmente mi accoglie con una bella giornata il sole risplende all’orizzonte e sono pronto ad iniziare la tratta del Sentiero Italia di competenza del Cai di Cagliari. Questa tratta insieme a quella gestita dal Cai di Sassari sono quelle in stato più avanzato in termini di tracciatura. La cartellonistica e la bollinatura sono ben presenti e si riesce a camminare finalmente con un pò di tranquillità senza avere necessità  di controllare continuamente la cartina! Macino così 40 chilometri con 1200 metri di dislivello positivo senza grande affanno arrivando a Armungia. Mi fermo a fare la spesa, ma il mercoledì gli alimentari sono chiusi, allora mi dirigo in un Bar con la speranza di trovare del pane. Mentre sono lì, dei ragazzi mi notano e si avvicinano. Scambiamo quattro parole mentre ci sorseggiamo una bella birra e nel giro di poco mi ritrovo dentro l’alimentari della zia di uno di loro che ha aperto il negozio  appositamente per me. Mi invitano poi a mangiare una mega pizza in compagnia e non trovo nessun motivo per rifiutare!   Crollo nella mia tenda felice. Felice di sapere che  ovunque vai trovi sempre persone che ti guardano, ti sorridono e sono subito pronte ad accoglierti e disposte a darti una mano.

E’ giovedì - 25 marzo - e oggi parto di buon mattino. La tappa è lunga e la tratta della mattina è decisamente noiosa perché completamente su strade bianche in mezzo al bosco. Si sente che piano piano sono sempre più a Sud. Di giorno il caldo è diventato opprimente e la vegetazione è decisamente cambiata. Il rosmarino è in fiore e colora le campagne con stupende fioriture dalle sfumature azzurre, attorno tantissimi ulivi e il terreno si fa decisamente più secco. Arrivo a Villasalto, controllo la cartina e decido di dirigermi verso l’Agriturismo Su Niu De S’achili pensando fosse chiuso e di sfruttare così la struttura per dilettarmi al fornelletto e cucinarmi  un bel pranzo. Fortunatamente il sentiero è in mezzo al bosco con le Leccete che mi riparano dai raggi del sole e mantengono la temperatura un pò più mite. Arrivato all’agriturismo con gran sorpresa lo trovo aperto in piena attività. Entro per chiedere delle informazioni e, come spesso accade, dopo il secondo bicchiere di vino si diventa tutti più amici. Conosco Tommaso, che mi parla dei suoi bellissimi progetti sulla ruralità dei territori, dell’idea di riprendere questi posti e farli rinascere, dargli nuova vita. Senza nemmeno accorgermene il sole cala e decido di fermarmi per la notte.

Parto presto per recuperare il tempo “perso” ieri. Inizio a camminare su una dura salita che per circa trenta minuti impegna decisamente i miei polpacci. Terminata questa irta risalita mi ritrovo su fantastici ampi pascoli con un susseguirsi di morbide colline. Davanti a me, a sud, si innalza il Monte Genis, un bellissimo e molto estetico monte roccioso, a Nord il Monte Seppedi che mi saluta da lontano e, a Ovest, il Massiccio dei 7 fratelli che richiama ora tutta la mia attenzione. Ha una forma decisamente familiare e quello che ho di fronte sembra il bellissimo Monte Rosa che spesso ammiro da casa. Raggiunto la cima del Monte Genis, mi accorgo di aver definitivamente lasciato il calcare alle spalle. Ora mi ritrovo a camminare un fantastico porfido rosso che risplende con i raggi del sole generando delle sfumature e disegni di luce stupendi. La cima è composta da enormi massi lavorati dal vento e dall’acqua che creano una scenografia di sculture naturali senza tempo. Sfrutto l’ottimo grip del porfido per scendere velocemente e risalire il Monte Serpeddì dove ho deciso che consumerò il mio pranzo. Peccato per le antenne che hanno ormai invaso tutta la cima. La vista rimane comunque magnifica e all’orizzonte incomincio a vedere l’estremo Sud della Sardegna. Da qui scendo a Brucei per passare la notte.

Sabato mi sveglio con la consapevolezza di essere quasi in fondo a questa prima tratta del Sentiero Italia. Manca poco a Villasimius e ieri è stato bello ammirare il mare dopo oltre una settimana a girovagare tra i monti. Mi incammino con le prime luci dell’alba verso il Massiccio dei 7 Fratelli, torrioni di roccia che si stagliano all’orizzonte. Il sentiero si snoda all’interno di queste strutture rocciose, mi viene quasi il mal di collo a furia di ammirare queste splendide creazioni di roccia che sembrano cadere l’una sull’altra. Arrivo in cima e discendo velocemente verso Castiadas, prima però mi fermo a mangiare all’ombra della cosiddetta sfinge, struttura granitica che richiama le famose opere architettoniche egizie e da cui prende il nome. Riparto per la mia discesa lungo un sentiero davvero difficile dal fondo irregolare e completamente smosso dalla intensa attività dei cinghiali che popolano la zona. Giunto finalmente a Castiadas, ultima tappa del sentiero italia sardo, pronto per festeggiare, mi trovo a fare i conti con una dura realtà : a Castiadas non esistono bar e tutti i ristoranti sono chiusi! Preso dallo sconforto mi rifugio ancora una volta nelle mie mappe e studio un itinerario per concludere in bellezza questi primi 600km. Individuo nel Monte Minni Minni la mia ancora di salvezza e mi lancio a capofitto per altri 600 metri di dislivello. La fatica viene ripagata da una stupenda vista su Villasimius, pianto la tenda e mi preparo a passare la notte godendomi un bellissimo tramonto. 

E’ domenica e non ho fretta, speravo in una bella alba, ma ci sono vento e nuvole basse. Mi giro e ri-giro nel sacco a pelo, non ho voglia di alzarmi. Con pigrizia smonto la tenda e con molta calma scendo verso il mare. Arrivo al porto di Villasimius e mi dirigo alla Lega Navale a chiedere informazioni per la mia possibile traversata in barca a remi verso la Sicilia. Come è sempre accaduto in Sardegna trovo molta disponibilità e mi offrono un posto per dormire. E’ molto strano dopo tre settimane avere un materasso, un tetto e delle chiavi di “casa”. Ora che sono arrivato al Porto ho qualche giorno a disposizione per capire il da farsi. I venti non cambiano e la traversata in barca a remi diventa molto difficile. Sto valutando di sfruttare questa forza naturale optando per una splendida barca a vela. Ci tengo molto a non venir meno al motivo del mio viaggio. Come termine ultimo per arrivare in Sicilia mi sono dato il 15 -18 marzo, ritardare ulteriormente vorrebbe dire correre sugli Appennini, e io odio correre! 

Speriamo che tutto si risolva per il meglio, a lunedì prossimo.

 

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