Il brutto tempo mi perseguita, speravo di potere percorrere la Catena Costiera e il Parco del Pollino baciato dal sole, con quel caldo primaverile che ti scalda le ossa dopo un lungo inverno, con i profumi frizzanti degli alberi in fiore e l’esplosione di colori che solitamente questa stagione ci regala. Mi ritrovo invece tra grandine, neve, pioggia e nebbia. Muoversi in queste condizioni non è semplice, il materiale che non asciuga mai, avere sempre quella sensazione di esser umidi e con la preoccupazione costante di mantenere il più possibile le cose asciutte senza danneggiare nulla. L'umore un poco nè risente, ma ogni volta si risolleva grazie alle emozioni che provo guardando ed ammirando le bellezze che mi circondano.

Lunedì - 19 aprile - il ticchettio dell’acqua mista a neve risuona nella mia tenda, mi sveglia, ma sono solo le cinque e questa mattina non ho molta voglia di alzarmi. Mentre mi rigiro un poco nel sacco a pelo in dormiveglia il tempo sembra peggiorare e il temporale manifesta tutta la sua potenza con una incessante poliritmia sul telo della tenda. Con pigrizia riesco finalmente ad alzarmi, il peggio sembra essere passato, lo percepisco dal suono: da un gruppo di suonatori di djambè si è passati ad un leggero tamburello in stile marcia. Faccio colazione, sistemo le cose e mi metto in cammino mentre inizia anche a nevischiare. Lungo il tragitto che mi aspetta ho appuntamento con Luigi del CAI di Cosenza per fare delle foto e anche una seconda colazione grazie a delle brioches calde che aveva portato con sè. Mentre degusto questa fantastica sorpresa mi raggiunge anche Italo Toscano, ragazzo che ha voluto condividere con me un tratto del viaggio. Assieme raggiungiamo Passo Crocetta dove ad aspettarci troviamo una delegazione del Comune e della Pro Loco di San Fili, paese di circa 2600 anime in provincia di Cosenza i quali sono venuti a trovarmi per augurarmi buon viaggio e donarmi una targa celebrativa del mio passaggio. San Fili è un comune devoto ai grandi cammini e molto vicino ai pellegrini e camminatori che si cimentano in questi lunghi percorsi a piedi. Oltre al Sentiero Italia, infatti, passa il famoso cammino di San Francesco di Paola un percorso di interesse religioso e naturalistico, di 112 km e 6 tappe, che ricalca i passi del Santo calabrese Francesco da Paola. Nel 2017, per il suo patrimonio fatto di paesaggio, spiritualità, arte e buon cibo, il Cammino di San Francesco di Paola è stato inserito dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo nell'Atlante dei Cammini d'Italia. Avrei voluto fermarmi di più, ma avevo molti km da fare e quindi riparto lungo la Catena Costiera seguendo i suoi sentieri ben tenuti. Finalmente smette un poco di nevischiare e passeggio in stupende faggete con tronchi argentati ricoperti da muschio mentre il rosso delle foglie a terra si mischia con il bianco della neve appena caduta. Un quadro naturale che posso godere da un punto di vista privilegiato. L'obiettivo di giornata era di arrivare a Piano d’Albero dove avrei dovuto piantare la tenda, ma prima di arrivarci passo per la Caserma Forestale di Cinquemiglia dove ad aspettarmi trovo Luigi e Giuliano che, visto il brutto tempo, mi erano venuti incontro consigliandomi di fermarmi lì per la notte. Gentilmente mi hanno fatto trovare anche una cassetta di legna asciutta così da poter accendere il camino, cucinare al caldo e riposare all’asciutto.

Martedì - 20 aprile - sono le 5.30, grandina e piove come se non ci fosse un domani, i percussionisti sono tornati a farmi visita, questa volta picchiettano e battono sul tetto in lamiera della Casermetta e così per la seconda mattina consecutiva mi sveglio con un batterista sgangherato che risuona nelle mie orecchie. Alle sette sono già in marcia lungo una lunga discesa su strada sterrata molto larga. Cammino mentre ringrazio con il pensiero Luigi e Giuliano per avermi consigliato di passare la notte in un posto sicuro, con tutta la pioggia che è caduta se fossi stato in tenda sarebbe stato un bel problema! La discesa si rivela rilassante nonostante il cattivo tempo. Cammino avvolto nella nebbia con le nubi basse, il silenzio è totale, sento i passi dei miei piedi sulle foglie, il vento che gioca con i rami degli alberi, il canto di qualche uccello, il mio respiro lento e profondo, suoni che insieme compongono una piacevole sinfonia che mi accompagna lungo il tragitto. Mi abbasso di quota e la vegetazione cambia, dalle faggete mi infilo in boschi di castagni e querce. Continuo così in direzione Monte Caloria nei cui pressi vedo indicati sulla mappa dei laghetti che tanto avrei voluto fotografare, ma la forte grandine che cade durante la mia risalita non permette soste e così continuo spedito finchè non trovo un riparo per mangiare qualche cosa. Dalla cima del Monte Caloria è una lunga discesa verso Sant’Agata di Esaro dove ad aspettarmi trovo Alessio con il suo compagno Valeriano, entrambi gestori di uno stupendo agriturismo nel quale, grazie al CAI locale, potrò passare questa notte come loro ospite. Scopro così una stupenda struttura. Valeriano, ormai quasi 25 anni fa, ha acquistato quello che una volta era un rudero e piano piano, con molta cura, gli ha donato una nuova vita. Ora è uno stupendo agriturismo presso il quale si producono buonissimi salumi, mozzarelle, latte, caciocavallo e ricotte. Visto che c’era del tempo, Valeriano, mi invita a provare a produrre delle mazzarelle e caciocavallo con lui: da pellegrino a casaro è un attimo! Non contento, vista la mia grande abilità con il fornelletto che ormai mi precede, li aiuto a cucinare dei panzerotti fatti in casa ripieni con i più svariati ingredienti locali. La cena è stata davvero molto divertente, l’accoglienza calorosa e tra mille chiacchiere e infinite risate riesco ad andare a dormire quando ormai la mezzanotte è passata da un pò.

Mercoledì - 21 aprile - mi sveglio un pò più tardi del solito, felice perchè il sole finalmente splende e nessun percussionista ha suonato la carica questa mattina interrompendo il mio sonno! Saluto Alessio e Valeriano e parto in direzione Parco del Pollino, oggi lascio la Catena Costiera e inizio il mio cammino nel Parco. Il Parco Nazionale del Pollino si trova a cavallo tra la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria spaziando dal Mar Tirreno allo Jonio. L’intera zona del Pollino è formata da due principali massicci: il Massiccio del Pollino e dell’Orsomarso con vette che arrivano fino a 2.200 m.s.l.m. Il territorio del parco è composto da rocce dolomitiche, bastioni calcarei, dirupi, gole, grotte carsiche, timpe di origine vulcanica, pianori, prati, pascoli ad alta quota, accumuli morenici e massi erratici che fanno di questo luogo un posto davvero unico, tanto da essere dichiarato, nel 2015, patrimonio naturale dell’UNESCO. Mi ritrovo così a camminare tutto il giorno su stupendi single track lungo i quali ritorno ad assaporare la vera montagna che tanto mi è mancata in questi ultimi giorni. Cammino e mentre faccio il calcolo di quanto cibo abbia ancora mi accorgo che le scorte sono quasi finite. Controllo la mappa il paese più “vicino” è San Sosti, inizio così una corsa contro il tempo per arrivare prima che i negozi chiudano. Sul fotofinish riesco ad entrare in un piccolo alimentari, mentre la cerimonia di chiusura del negozio procede riesco a fare la spesa in tempi rapidissimi e ad uscire prima che le saracinesche vengano abbassate ed io intrappolato in quel negozio: forse non sarebbe stato male! Riparto con lo zaino carico di provviste in direzione Piana del Campo dove ad accogliermi trovo un branco di stupendi cavalli liberi che corrono e si muovono in maniera indipendente. Li osservo e rimango ammaliato dalla loro forza, dallo loro stazza, dalla loro facilità di movimento e dalla libertà assoluta di poter pascolare liberamente nel parco senza recinzioni o limitazioni. Con questa immagine ancora negli occhi, riparto per la mia strada e nel giro di poco arrivo a Piano Lanzo, il rifugio è chiuso, decido così di piantare la tenda, domani è prevista ancora pioggia: si prevede un risveglio movimentato!

Giovedì - 22 aprile - è strano addormentarsi con le stelle e risvegliarsi con il suono del ticchettio della pioggia sulla tenda: come previsto i percussionisti sono tornati a farmi visita! Mi incammino nella tratta più selvaggia del parco quella che attraversa il Massiccio del Orsomarso che deve il suo nome a Franco Tassi che nei primi anni ’60 ribattezzò quest’area con il nome di uno dei borghi più caratteristici, appunto Orsomarso. Le zone del Orsomarso costituiscono l'espansione sud-occidentale del Parco ed è stato accostato al Massiccio del Pollino per alcune analogie che ne attestano l'unicità rispetto ad altre montagne vicine. Tra queste, la più evidente, è quella costituita dalla presenza del Pino Loricato definito da molti “fossile vivente” o “dinosauro degli alberi”, pianta che si trova solo nel Massiccio del Orsomarso, del Pollino e - pensate un po’ - nella penisola Balcanica. Questa particolarità testimonia l’antico collegamento tra i Balcani e l’Italia meridionale quando i fondali del Mar Adriatico, durante le ere glaciali, non erano completamente sommersi e costituivano un corridoio preferenziale di scambio di flora e fauna tra i due versanti. Attraverso questi luoghi sospesi nel tempo, faggete secolari intervallate da pianori con delle rocce bianche che spuntavano qua e là, il tutto incorniciato da un verde intenso che mi fa sentire come se stessi camminando nel giardino dell’Eden. Raggiungo poi Piano Grande avvolto nella nebbia, sento un suono profondo nell’aria che rimbomba e all’improvviso appare un altro stupendo branco di cavalli selvaggi. Si fermano e per un istante ci guardiamo, ma appena faccio per avvicinarmi ripartono con una poderosa corsa selvaggia e spariscono nella nebbia. Arrivo per pranzo a Morano Calabro, è tutto chiuso e non riesco a fare la spesa, ho ancora qualcosina nello zaino, mi arrangerò con quello che ho razionando un poco le provviste. Controllo la cartina mentre aspetto Eugenio del CAI di Castrovillari che mi raggiunge recapitandomi un pacco che ho fatto spedire da casa. Dopo oltre 1800 km, non sò quanti migliaia di metri di dislivello e tantissime avventure è giunto il momento di abbandonare i miei amati scarponi: “ora potete riposare, ve lo siete meritato”. Sperando nella primavera e in temperature più miti ho scelto di utilizzare delle scarpe basse, spero che siano di buon auspicio per le prossime settimane e di andare in contro finalmente al caldo. Saluto e ringrazio Eugenio, oggi ho già percorso 30 km, me ne mancano solo circa 12 per terminare la tappa odierna. I primi otto chilometri rimanenti volano velocemente lungo strade pianeggianti ma poi quando la meta sembra vicina mi ritrovo a dover affrontare 1200 metri di dislivello positivo in meno di 4 km! Arrivo a Piano Gaudino stanco e provato dalla dura salita. Trovo un bivacco, cerco di accendere il fuoco ma la legna è tutta bagnata. In compenso trovo del cibo di emergenza che qualche buon'anima ha lasciato. Cucino la mia cena e provato a dalla giornata mi metto a riposare.

Venerdì- 23 Aprile - ieri notte sono arrivati in Bivacco a trovarmi Nicola e Giuseppe. Ero talmente stanco che non ricordo nemmeno a che ora siano arrivati. Facciamo colazione insieme mentre chiacchieriamo e divaghiamo filosofeggiando sulla vita. Oggi è il mio primo giorno in Basilicata ed è prevista un’intera giornata di pioggia scrosciante. Non ho molta voglia di camminare, di passare l’intera giornata sotto l’acqua, ma per fortuna le previsioni sono errate e le nuvole rimangono alte per tutto il tragitto fino alla Piana del Pollino. Il centro del Massiccio del Pollino è formato dai tre splendidi Piani compresi tra i 1790 e i 1961 metri di quota: il Piano di Toscano, il Piano del Pollino e la Piana del Pollino. Si distendono tra le cinque serre del Pollino formando un acrocoro che costituisce il cuore dell'intero massiccio. L'area dei Piani è caratterizzata da pascoli e praterie d'alta quota, da estese foreste di faggio e dagli incredibili Pini Loricati. Per la prima volta mi imbatto in queste alberi dalle forme ancestrali, piante aggrappate alle rocce, esposte ai rigori dell’inverno, ai venti e alle intemperie che ne disegnano i contorni in modo unico. Sembrano braccia in movimento rivolte al cielo, figure leggendarie dalle movenze tormentate, giganti possenti che in alcuni casi raggiungono anche i 40 metri di altezza con un diametro del tronco di circa 160 cm. Questi pini sono caratterizzati da una corteccia ruvida dalla trama del tutto particolare a cui si deve parte del nome della pianta: “Loricato” deriva infatti dal “lorica”, la corazza indossata dagli antichi guerrieri in epoca romana. Riparto dalla piana in direzione Madonna del Pollino lungo un bellissimo sentiero. Da qui proseguo verso San Severino Lucano con la speranza di poter fare un poco di spesa. Arrivato in paese trovo tutto chiuso, devo aspettare fino le 17 che i negozi riaprano. Nell’attesa scruto le mappe alla ricerca di un posto riparato dove dormire chiedendo consiglio anche ad un ragazzo della zona. Finalmente faccio la spesa e posso raggiungere Bosco Magnano dove trovo una bella tettoia dove poter passare la notte al riparo dall’acqua.

Sabato - 24 aprile - il Bosco del Magnano è uno stupendo bosco attraversato dal torrente Peschiera lungo il quale si possono osservare alberi monumentali di cerro, faggio, carpino bianco e acero, ed il pungitopo che spicca dal sottobosco. Mi ritrovo in questo suggestivo angolo del Parco del Pollino con il maltempo che mi perseguita. Non ho voglia di ripartire e ci metto oltre due ore a sistemare le cose e a ri-mettermi in marcia. Mentre cammino verso Latronico incontro Domenico, ragazzo che si sta occupando della ri-edizione della carta escursionistica della zona. Me ne dona una copia in versione bozza così che per i prossimi 2 o 3 giorni ho un riferimento cartografico preciso. Raggiungo Latronico dove mi fermo per pranzo e mentre degusto un buon caffè conosco Alessio e Mario con i quali mi scambio delle informazioni preziose sull’itinerario che dovrò affrontare una volta lasciato il paese. Riparto così in direzione Monte Alpi lungo una bella salita, ma con un cielo grigio e la nebbia. Sono quasi in cima e anche il vento viene a farmi visita, un vento tremendo le cui forti raffiche faccio fatica a contrastare rischiando ad ogni passo di farmi scaraventare a terra. Per fortuna intravedo la croce di vetta che fa capolino dalla nebbia, tempo chiudere la giacca e trovo la motivazione per affrontare la discesa. C’è molta neve dura e compatta, decisamente pericolosa visto le pendenze severe. Scavo con lo scarpone degli scalini per scendere questo tratto in sicurezza evitando scivoloni pericolosi. Oltrepassato incolume questo tratto continuo la mia discesa fino a Castel Saraceno dove mi fermo a fare un pò di spesa. Domani danno bel tempo, così decido di piazzare la tenda vicino ad un bellissimo ponte tibetano con l’apertura che guarda ad est. Dall’alba al tramonto non voglio perdermi neanche un raggio di sole!

Domenica - 25 aprile - buona Festa della Liberazione! Finalmente mi sono liberato dal maltempo (spero) ed è arrivato il sole. Mi godo un'alba mozzafiato mentre con calma faccio colazione. Finalmente il sole mi scalda e il cielo è azzurro senza nemmeno una nuvola. Mi volto spesso riguardando le zone dalle quali sono passato nei giorni precedenti così che riesca ad apprezzarle con una visione limpida ed a 360°, visto che finora li ho solo potuti percepire con una visione sommaria dovuta dalla presenza costante della fitta nebbia. Cammino e di fronte a me vedo un enorme massiccio ricoperto dalla Neve, il Massiccio del Sirino, il monte più alto della zona. Lo risalgo da Nord dove sono presenti degli impianti di risalita, arrivo in cima alla vetta più alta del massiccio, il Monte Papa e mi godo il panorama. Da questo punto riesco ad ammirare la Catena Costiera, il Parco del Pollino, il Mar Jonio e il Mar Tirreno: che spettacolo! Mentre discendo verso valle penso spesso a Fabio, una guida alpina locale che ha perso la vita qualche mese fa. Ho sentito parlare molto di lui da tutte le persone che ho incontrato in questi giorni e sono sicuro che oggi sarebbe stato lì con me per farmi ammirare le bellezze delle sue montagne. Dal Monte Papa perdo quota fino ad arrivare al Santuario del Sirino, dove piazzo la tenda e mi godo in serenità il bel tramonto all’orizzonte. Finalmente una giornata tranquilla senza pioggia.

A lunedì prossimo e non abbiate paura del meteo avverso, dopo il temporale arriva sempre il sereno!

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