​​LUNEDI 30 AGOSTO

Parto dal bel colle di san Maffeo dopo una buona colazione, anche oggi sono spettatore di una fantastica alba. Arrivato a Uggiate Trevano a  colgo l’occasione per incontrare il cugino di mio zio che essendo un dermatologo può sicuramente risolvere un piccolo fastidio all’alluce destro che da quando sono ripartito dopo la pausa forzata mi provoca dolori fastidiosi e piccoli sanguinamenti. Prendo così un veloce appuntamento e mi fiondo nel suo ambulatorio situato proprio a pochi passi dal sentiero Italia. Sono felice di poter sfruttare questa utile coincidenza che mi rimetterà nuovamente al 100%, sono invece un po' meno contento quando vedo che il medico estrae un bisturi poco rassicurante. Fortunatamente dopo una semplice asportazione di un callo vediamo che si tratta solamente di una piccola bolla da sfregamento sottocutanea, ovvero una banale vescica. Riprendo così a camminare per affrontare questo tratto un po' noioso, mi trovo a camminare spesso e volentieri su strade di campagna e strade a tratti asfaltate che costeggiano il confine svizzero. Una volta a Cernobbio raggiungo finalmente il lago di Como concedendomi un’oretta di pausa. Da questo punto in avanti abbandonando il sentiero del confinale imboccando la più panoramica e famosa “via dei monti lariani”, ovvero la via che percorre tutti i monti lariani della riva occidentale del lago di Como tra i boschi alternati a bellissimi borghi. Salgo al Sasso Gordona sperando di sfruttare l’appoggio del rifugio Prabello, dove mi ero dato appuntamento con il mio amico Federico, nonché collega (anche lui infatti è Accompagnatore di Media Montagna), ma che purtroppo troviamo chiuso, ripieghiamo così per cenare insieme in una trattoria poco sotto il rifugio nei pressi della quale passo la notte dopo aver salutato il Fede.

MARTEDI’ 30 AGOSTO

Come da ottime previsioni svizzere nella notte è caduto qualche millimetro di pioggia. Nella mattinata torna il sereno e grazie ad un bel sentiero panoramico arrivo a S. Fedele d’Intelvi. A san fedele ho fatto una pausa per prepararmi alle salite che mi portano alla bocchetta di Nava, non prima di aver attraversato un tunnel della linea Cadorna mi permette di attraversare una verticalissima parete rocciosa, è sempre impressionante ammirare le opere svolte dai militari durante la prima guerra mondiale. Alla bocchetta di Nava purtroppo non posso contare sul punto acqua indicato sulla cartina, non avevo considerato che alla fine in queste valli calcaree in cui il terreno è poco impermeabile non è facile trovare sorgenti o zone umide, quindi l’obiettivo della giornata diventa così quello di centellinare la ridotta riserva che mi è rimasta nella borraccia, almeno fino a domani. Mi sistemo per la notte nei pressi di una casetta nel bosco dove trovo un ottimo riparo. Mi addormento nella speranza di poter apprezzare nei prossimi giorni di cammino sentieri meno affogati nel bosco ma un po' più panoramici.

MERCOLEDI’ 1 SETTEMBRE

Entriamo così in settembre che pone definitivamente termine al periodo del cospicuo affollamento dei turisti sulle montagne e si riprende a camminare in maggior solitudine entrando in una dimensione che i camminatori generalmente preferiscono. È un momento importante perché entro nell’ultimo mese di cammino e questo significa iniziare ad essere un pò con la testa proiettato verso Trieste, il punto di arrivo di questo lungo viaggio.

Sono soddisfatto del ritmo che sto tenendo da quando sono ripartito dopo l’infortunio, Stando di gran lunga all’interno delle tempistiche avevo programmato. Per oggi è prevista una giornata leggera, o meglio di festa: camminerò in compagnia di Giulia, la mia compagna, che finalmente dopo un po' di tempo rivedo. Purtroppo durante il mio transito nella provincia di Varese Giulia era in vacanza e non siamo riusciti ad incrociarci sui sentieri “di casa”. Con Giulia sono d’accordo che ci incontriamo a Carcente, un piccolo borgo situato poco dopo Menaggio. Cerco di arrivare al punto di ritrovo con un certo anticipo per fare una pausa e rilassarmi in attesa dell’arrivo di Giulia ma anche da queste parti mi trovo nella stessa situazione che da qualche giorno si ripresenta costantemente: i bar e le locande lavorano ormai a regime ridotto così anche questa volta la birretta tanto desiderata dovrà attendermi ancora per un po'. All’arrivo di Giulia dopo un pranzo in riva al lago e tante chiacchiere che non facevamo di persona ormai ad alcune settimane ormai, ci rimettiamo in cammino insieme ripartendo da Carcente. Da questo punto in avanti il territorio calcareo lascia il posto alla roccia di tipo gneiss e i panorami iniziano a farsi sempre più mozzafiato. La prospettiva si amplia e da qui riesco a vedere anche il ramo di Lecco del Lario verso sud e l’imbocco della Valtellina e della Val Chiavenna a nord, con il Monte Legnone sempre li davanti. Arriviamo a S. Bernardo giusto per l’ora dell’aperitivo, il posto è molto bello per montare la tenda, aprire un buon vino e impiattare la cena che Giulia aveva preparato a casa.

GIOVEDI’ 2 SETTEMBRE

Dopo una sveglia caratterizzata da una condensa che si è creata per aver non aver chiuso bene la tenda durante la notte, mi saluto con Giulia dandole appuntamento a Trieste tra un mesetto. Dal Colle di S. Bernardo inizio una lunga e ripida discesa per poi risalire a Garzeno per fare la spesa dove ho il piacere di fare una bella chiacchierata con il proprietario del negozio di alimentari che risulta molto incuriosito dall’avventura con sto vivendo. Riparto per risalire i boschi spesso maltenuti di questa zona (del Lario occidentale) che sto percorrendo ormai da qualche giorno, a questo proposito riflettevo su quanto quest’area sia il territorio che ho trovato peggio manutenuto rispetto a tutti quelli che ho attraversato fino ad oggi. Riflessioni a parte proseguo il mio cammino risalendo i pendii di questi monti per camminare un lungo tratto a mezza costa sempre all’interno di boschi dove spesso e volentieri sono costretto a dover districarmi tra la fitta vegetazione. Nel pomeriggio arrivo a Trebbio dove incontro e conosco Emilio e Clelia che incuriositi mi chiedono dove stessi andando vista l’ora e dopo la mia veloce spiegazione del mio progetto mi invitano senza esitare a bere un bicchiere di vino insieme. Dopo un po' di chiacchiere l’aperitivo si trasforma in una buona e calda cena e infine concludiamo la serata leggendo un po' insieme il diario del mio viaggio. “Dulcis in fundo” mi offrono anche una comoda sistemazione per passare la notte nella loro baita: penso che queste sono le migliori situazioni che mi possano capitare da quando ho iniziato questo lungo cammino, è bello darsi appuntamenti con amici lungo il percorso, ma essere ospitato da perfetti sconosciuti che a fine serata diventano quasi amici è una vera e propria magia.

VENERDI’ 3 SETTEMBRE

Mi sveglio nella baita in cui sono stato ospitato e con le prime luci parto per quest’altra ennesima giornata di cammino. Anche qui cammino in mezza costa con frequenti bellissimi panorami verso la testata del Lario. Raggiungo il borgo di Montalto e da qui scendo verso valle tra mulattiere, superando tratti asfaltati ma anche diversi sentieri abbastanza malconci “ravanando” qua e là. Scendo verso il fiume Mera, il fiume interposto tra il lago di Novate-Mezzola e il lago di Como. A Sorico imbocco la pista ciclabile che costeggia tutto il lungo fiume fino a Verceia sulla sponda del lago di Novate. Qui, visto i piedi un po' doloranti dal tanto asfalto percorso, decido di prendermi una pausa. Sono abbastanza in anticipo sui tempi di percorrenza quindi posso godermi un pranzo al fresco vicino al lago. Raggiungendo finalmente Novate attendo l’apertura dell’alimentari per riempire lo zaino di provviste che mi serviranno per attraversare le la val Masino e la Val Malenco in cui sarò immerso per i prossimi 2 giorni. La giornata si conclude non prima di ripida salita verso la val Codera, una valle molto particolare, infatti  è caratterizzata dalla stretta forra che si supera al suo imbocco che poi si allarga man mano si prosegue, sembra quasi una valle al contrario.

Il paese di Codera è un luogo  a me molto caro, da quando l’ho scoperta me ne sono letteralmente innamorato. Non faccio quasi nemmeno in tempo ad arrivare in piazzetta che il mio amico Andrea della locanda mi accoglie piazzandomi in mano una birra offerta da Stefano, un altro amico del posto. Per la notte mi sposto all’Osteria Alpina dove vengo ospitato dall’associazione “Amici della val Codera” con i quali passo una serata di grande festa che ad un certo punto sono costretto ad abbandonare vista l’impegnativa tappa di domani che mi impegnerà sul famoso e delicato sentiero Roma che vorrei percorrere senza perdere i tempi di vantaggio che ho fin qui guadagnato sulla tabella di marcia.

SABATO 4 SETTEMBRE

Contrariamente a quanto mi era ripromesso appena il giorno precedente, a causa della serata di festa, la giornata parte un filo in ritardo, ma per le 7 in punto sono comunque già in cammino. Lascio alle spalle Codera e imbocco a testa bassa la strada sterrata che sale lentamente verso il rifugio Brasca con il sole che inizia ad illuminare le alte vette che circondano tutta la valle. Dal rifugio Brasca inizia il ripido tratto verso il passo del Barbabcan che mi mette a dura prova, fortunatamente però riesco a restare nei tempi previsti e una volta superato il passo decido di fermarmi a mangiare al Rifugio Gianetti dove il gestore mi offre un caffè e una gustosa fetta di Bisciola. Da qui in sole 4 ore supero il passo del Camerozzo prima e il passo Qualido poi, per riposare un po' al Rifugio Bonacossa-Allievi per sciogliere le gambe e fare merenda. Anche qui mi va di lusso, il gentile gestore mi offre uno snack prima di concludere la tappa. Vero le 19 con qualche goccia di pioggia raggiungo il Bivacco Manzi. Mi godo la serata consapevole, e positivamente sorpreso, di essere sempre in anticipo sui tempi che durante il giorno avevo preventivato.

DOMENICA 5 SETTEMBRE

Oggi il sole ci metterà un po' a raggiungermi, in Val Torrone è così: alla sera si gode fino a tardi  di raggi del caldo sole settembrino ma di converso alla mattina ci mette qualche ora in più ad arrivare. Lascio il bivacco e mi incammino verso il passo del Cameraccio che raggiungo nel giro di un’oretta dove i raggi del sole mi accolgono scaldandomi le ossa in questa fresca mattinata. Dal passo del Cameraccio inizia la lunga traversata tra il caratteristico ghiandone, il tipo di granito che caratterizza questa laterale della Val di Mello e mi porto al rifugio Kima, anche qui dopo una breve sosta riparto per il rifugio Ponti. L’ambiente cambia e dai graniti si passa alla rocce metamorfiche della Val Malenco dove noto che il fondo su cui cammino con la pioggia risulta molto scivoloso, per questo motivo sono costretto ad essere più cauto impostando quindi un passo  necessariamente più lento.  Faccio una brevissima pausa pranzo al rifugio Bosio e da qui finalmente imbocco un sentiero abbastanza battuto, questo mi fa riacquisire la fiducia di poter recuperare un po' il tempo perso in precedenza. La meteo cambia in continuazione e mi costringe ripetutamente a cambiare assetto togliendo e mettendo il guscio antipioggia, ma è il minore dei mali perché in linea generale è da un po' di giorni che non ho particolari intoppi dovuti al tempo come invece ho registrato in situazioni precedenti. Dopo il rifugio Bosio riesco ad entrare nella valle di Chiareggio superando il passo Ventina, con le ultime energie supero il rifugio Porro e  raggiungo Forbicina. Arrivo sfinito al punto finale di questa lunga tappa dove dopo aver mangiato qualcosa mi sistemo per passare la notte all’interno di una legnaia ideale per ripararmi dall’umidità che con il calar del buio si fa sentire sempre più, il cielo è limpido e mi regala una stellata che non dimenticherò facilmente.

 

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